venerdì 30 aprile 2010

Tecniche ludico-animative

Ecco una lista di tipologie di tecniche e attività di gioco e animazione per favorire l'acquisizione e/o il potenziamento di alcune abilità e competenze.

Tecniche di interazione: favoriscono l'instaurarsi di relazioni positive tra i membri del gruppo di animazione, hanno come obiettivo la conoscenza reciproca, il miglioramento del clima e lo sviluppo dell'interdipendenza.
Si tratta di giochi di conoscenza e di relazione, giochi non competitivi, brainstorming, analisi di caso.

Tecniche di training: sono tecniche di "addestramento" che sviluppano competenze attraverso l'esercizio simulato in percorsi ricorsivi, hanno come obiettivo: migliorare l'affermazione di sé, controllo dell'aggressività, riconoscere la soggettività e la diversità dagli altri, gestire l'organizzazione, gestire conflitti, educare ai rapporti interpersonali.
Sono attività di role play (giochi di ruolo), brainstorming, drammatizzazione, discussione, teatro, psicodramma.

Giochi di comunicazione: comprendono la comunicazione verbale e non verbale ed hanno l'obiettivo di sviluppare competenze comunicative attraverso lo scambio interpersonale.
Le tecniche sono giochi di comunicazione verbale, giochi corporei, storytelling, scrittura creativa.

Gaming simulation: favoriscono la valutazione degli effetti di decisioni (simulation) prese attraverso l'assunzione di ruoli (role) sottoposti a regole (game).
L'obiettivo è comprendere il comportamento del sistema e valutare scelte e strategie per operare sul sistema (problem solving).
Si tratta di attività di role play, giochi di simulazione, analisi di caso, tecnica dell'acquario.

Tecniche di partecipazione espressiva: si riferiscono ad una vasta gamma di attività espressive e ludiche, strutturate e non strutturate con l'obiettivo di favorire il coinvolgimento e la partecipazione dei soggetti.
Sono giochi organizzati, giochi liberi, giochi di squadra, teatro delle ombre, teatro dei burattini, drammatizzazione di storie, canto, danza, mimo.

Tecniche narrative: utilizzano tutti i linguaggi per sviluppare competenze elaborative-interpretative di realtà effettive e/o virtuali.
Si tratta di attività di lettura animata, storytelling, digital storytelling, foto-story, produzione video, scrittura creativa, autobiografie.

Tecniche di drammatizzazione: sono attività di rappresentazione narrativa rielaborate personalmente con lo scopo di trasformazione di un contenuto, un'esperienza, un vissuto in azione scenica.
Le attività sono: recitazione con copione, drammatizzazione libera, tecniche del teatro, role play, animazione di storie.

Giochi per sviluppare cooperazione: potenziare la crescita della persona entro un contesto di gruppo formativo, non terapeutico, in funzione di socioabilità con gli obiettivi di costruzione di un positivo clima di relazioni, sviluppo della motivazione alla cooperazione e propedeuticità al lavoro di gruppo.
Sono giochi di questo tipo i giochi collaborativi, giochi di squadra, giochi a incastro, giochi non competitivi, giochi di gruppo di problem solving, scrittura collaborativa.

Tecniche multimediali: utilizzano strumenti multimediali nella prassi animativa con l'obiettivo di comunicare in differita, educazione ai media, comunicazione con la pluralità dei linguaggi.
Si tratta di laboratori mediali (fotografia, fumetto, cinema), videogiochi, scrittura collaborativa con il computer.
A mio avviso tutte queste tecniche e giochi sono utili per sviluppare alcune abilità, sia nei bambini sia in adulti, ma la condizione necessaria perché questo avvenga è una corretta flessibilità e competenza nella conduzione di queste attività.
Viene messa "in gioco" l'abilità dell'educatore nel saper gestire queste situazioni, nel formare gruppi equilibrati nei quali ciascun individuo si senta parte dell'insieme e allo stesso tempo abbia una propria individualità che riesce a esternare per migliorare e potenziare la comunicazione verbale e non verbale, le relazioni sociali, l'assumere altri punti di vista e tutti gli obiettivi che queste tecniche animative si prefiggono.

giovedì 29 aprile 2010

Il diritto a giocare


Come ho scritto più volte in questo blog, il bambino ha la necessità di giocare (gioco libero, strutturato, solitario, di gruppo) per la motivazione intrinseca del piacere dell'atto di giocare ma soprattutto perché il gioco lo aiuta nello sviluppo motorio, cognitivo ed affettivo.
L'asilo nido, come servizio educativo per la prima infanzia, deve garantire non solo il gioco libero ma anche attività pensate e strutturate dalle educatrici per potenziare lo sviluppo di alcune abilità che fanno riferimento a cinque campi di esperienza.
I campi di esperienza, sui quali devono essere organizzate le attività per i bambini sono: area del CORPO ossia percezione e movimento del corpo; area della COMUNICAZIONE ossia il gesto, l'immagine e la parola; area LOGICA ossia i problemi, le prove e le soluzioni; area AMBIENTE ossia società e natura; area dell'EDUCAZIONE ETICO-SOCIALE ED AFFETTIVA ossia il sé e l'altro.

A mio avviso occorre fare una riflessione per tutte quelle madri che non lasciano giocare liberamente i loro bambini perché sudano, perché si sporcano, perché possono cadere ecc ecc.
Il bambino deve essere lasciato libero ed ha estremamente bisogno di provare e sperimentare esperienze nuove e giocare per il piacere di farlo anche se questo significa sporcarsi, bagnarsi, cadere e sudare...
Durante il mio tirocinio formativo all'asilo nido ho notato, durante le attività che implicavano lo sporcarsi come per esempio toccare con le mani la sabbia o il colore, si riconoscevano immediatamente quei bambini che non erano abituati a fare esperienze di quel tipo e che non erano lasciati liberi di giocare e sperimentare dai genitori.
Questi bambini andavano in crisi con attività di questo tipo ed era molto difficile convincerli a lasciarsi andare e provare come i loro compagni.

In questo senso...il bambino ha diritto a giocare, a fare nuove esperienze, a sporcarsi, a cadere, a sudare...tutto per il suo bene e positivo per la sua crescita!

mercoledì 28 aprile 2010

Gioco Simbolico di Gruppo

In questo video un esempio di gioco simbolico di gruppo...

Gioco Simbolico

Ecco un video che propone un esempio di gioco simbolico...

Il Gioco simbolico


Il gioco simbolico è l'evoluzione che consente di giocare "facendo finta di", utilizzando gli oggetti e le situazioni in modo diverso dalla realtà (come se fossero qualcos altro) e ricoprendo anche ruoli diversi.

Può trattarsi di gioco libero del bambino che modifica la realtà e l'utilizzo degli oggetti in totale libertà creativa, tuttavia può essere utile il supporto dell'educatrice per stimolare e potenziare questa modalità di gioco e dimostrare al bambino come semplici oggetti della quotidianità possono diventare, nel gioco, qualsiasi cosa (es: scopa usata come cavallo).
Altre attività per lo stimolo al gioco simbolico sono i giochi di ruolo e i teatrini che permettono al bambino di "mettersi in gioco", vestire i panni di qualcun altro e attivare i primi tentativi di cambio di punto di vista.
Al nido è necessario predisporre angoli e materiali per lo sviluppo del gioco simbolico, per esempio cucina (vedi foto), negozio, oggetti della realtà quotidiana, vestiti ecc.

Il gioco simbolico è caratterizzato da cinque livelli:

  1. Schemi presimbolici: gli oggetti vengono utilizzati in modo appropriato, ma fuori dal contesto normale.
  2. Schemi autosimbolici: l'atteggiamento del bambino nei confronti della realtà è già modificato, esiste differenziazione mentale tra ciò che è letterale e ciò che è per finta.

  3. Gioco simbolico decentrato: nella forma più avanzata i destinatari del gioco divengono attivi insieme al bambino.

  4. Gioco simbolico combinatorio: riconosciemnto delle diverse componenti che costituiscono una sequenza di azioni.

  5. Gioco simbolico gerarchico: l'attività di finzione è regolata da un processo mentale autonomo.

Dopo i due anni d'età, il gioco simbolico evolve nel gioco di fantasia con caratteristiche di gioco sociale, gioco per l'apprendimento e con competenze di metacomunicazione.

martedì 27 aprile 2010

L'evoluzione del Gioco

Secondo la psicologia dello sviluppo il gioco, attraverso il potenziamento, raggiunge diverse tappe di evoluzione.

Le tre fasi evolutive del gioco sono: il gioco di manipolazione che a partire dal riflesso circolare terziario (le azioni rivolte verso il proprio corpo, es: giocare con le proprie mani) evolve intorno ai 6 mesi nella manipolazione degli oggetti.
Dai 6 ai 12 mesi la manipolazione è dominante ma ancora non ha un vero e proprio scopo esplorativo, bensì colleziona informazioni sensoriali percettive sugli elementi manipolati.
In questa fase è importante l'esposizione ai diversi tipi di elementi da far manipolare ed è necessario guidare, potenziare la capacità di esplorare con obiettivo.
L'educatore deve ampliare progressivamente la capacità di esplorare le caratteristiche prima percettive e poi funzionali degli oggetti.


Il gioco di funzione evolve dal gioco di manipolazione quando il bambino riconosce oltre alle proprietà sensoriali anche quelle funzionali (es: il cucchiaio per mangiare, il cappello da indossare).
Tra l'anno e l'anno e mezzo, il gioco di funzione consente di completare l'esplorazione delle proprietà funzionali e sensoriali degli oggetti.
Fondamentale per l'educatore è guidare e potenziare tale esplorazione (es: con una bottiglia ruotarla, spingerla a terra, rovesciarla, scuoterla e poi far fare al bambino).
Per l'educatore è fondamentale permettere al bambino di integrare tutti i canali: suono, tatto, funzione...fino a quando il bambino li riconosce, li sceglie e li usa autonomamente.


Intorno ai 18 mesi compare il gioco simbolico, che consente il passaggio al "far finta di" e che approfondiremo nel prossimo post.

Per ulteriori informazioni sul gioco di manipolazione potete visitare il sito http://infanzia.biz/...e.../i-giochi-di-manipolazione.html

Secondo me è estremamente importante per un'educatrice di asilo nido conoscere i diversi tipi di gioco che fanno riferimento a diversi livelli dello sviluppo infantile, ad abilità già acquisite dal bambino o ancora da acquisire, per predisporre materiale e strutturare attività adeguate...per poter potenziare e facilitare il bambino al raggiungimento del livello successivo di sviluppo (e di conseguenza di gioco) e intervenire nel caso di ritardi e difficoltà.
Il gioco è un importantissimo strumento di valutazione dello sviluppo infantile.

lunedì 26 aprile 2010

Gioco e pensiero simbolico


Lo stadio dei bambini dai 18 mesi è cruciale, ma poco noto in educazione.

In questo stadio il pensiero simbolico permette al bambino di utilizzare, per risolvere piccoli problemi quotidiani (per esempio: raggiungere una palla usando un bastone che non è presente e il bambino va a prendere in un'altra stanza), le rappresentazioni di oggetti non presenti e di azioni non ancora effettivamente compiute (nel nostro esempio: il bambino ha già "nella mente" il bastone quando decide di andare a prenderlo, anche se non lo vede ed ha già anticipato a livello mentale l'azione di avvicinare a sé la palla per mezzo del bastone).

Il bambino può trovare la soluzione di un problema con un atto di invenzione.

Il bambino è in grado di agire mentalmente e di utilizzare immagini mentali, ciò consente lo sviluppo dell'imitazione differita, del gioco simbolico e del linguaggio simbolico.

Il bambino è in grado di imitare l'azione di una persona avvenuta alcune ore prima (imitazione differita nel tempo), di giocare "facendo finta" che degli oggetti siano diversi da ciò che sono nella realtà (per esempio: alcuni cubi si trasformano in un trenino = gioco simbolico) e infine di combinare fra loro dei simboli per comunicare, ossia le parole (combinazione originale di due parole usate come simboli).

E' importante che si predisponga di materiale ricco di opportunità diversificate di esercizio, per consentire al bambino giochi di finzione, di identificazione e di immaginazione.

domenica 25 aprile 2010

Il gioco come strumento di sviluppo cognitivo e socioaffettivo


La dimensione ludica si configura come un'attività in grado di sviluppare le funzioni intellettive ed affettivo-emotive del soggetto che "gioca".

Nell'atto ludico si integrano sei componenti psicologiche: la motivazione intrinseca ossia il piacere gratuito di mettere in atto il gioco; la priorità dei mezzi sul fine ossia l'importanza di come viene svolto il gioco piuttosto del risultato finale; la dominanza dell'individuo rispetto alla realtà esterna il gioco permette lo sviluppo della fantasia e della creatività in un contesto sicuro privo di disagi e difficoltà presenti invece nella realtà; la non letteralità che permette di trattare gli oggetti e le situazioni come se fossero qualcosa d'altro; la libertà dai vincoli nel gioco spontaneo non vi sono regole prestabilite e potenzia in questo senso la ricerca di nuovi significati; il coinvolgimento attivo nel gioco viene incentivata la partecipazione, la socializzazione, l'interesse e l'impegno nell'attività ludica.


Queste componenti, di carattere psicologico, sottolineano ulteriormente la necessità per i bambini di giocare, di vivere momenti ludici spontanei che gli permettano di estraniarsi dalla realtà piena di regole, vincoli e senza il semplice piacere di giocare senza altre motivazioni.

Nel contesto dell'asilo nido, a mio avviso, vi è la necessità di proporre ai bambini attività strutturate dalle educatrici e ottimali per lo sviluppo di alcune abilità della crescita infantile, occorre però lasciare ampi momenti di gioco libero e spontaneo, guidato dalle esigenze e necessità del bambino che è in grado di condurlo autonomamente e riceverne i benefici per il suo sviluppo cognitivo ed affettivo.

sabato 24 aprile 2010

La concezione del Gioco

Alcuni studiosi hanno evidenziato l'importanza del gioco, per la sua funzione educativa e formativa.
Per Froebel:
"I giochi dell'infanzia non sono da riguardarsi come
frivolezze, ma come cose di molta importanza e di un profondo
significato"
Per Huizinga:
"Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di
forme soprabiologiche che le conferiscono maggior valore. Con quei giochi la
collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Dunque ciò
non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che
la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco"

Con il prezioso apporto di questi studiosi capiamo l'importanza dei giochi dell'infanzia che costituiscono il germe di tutta la vita futura.

Nel gioco il bambino apprende, produce un cambiamento, interpreta fenomeni della realtà, sfoga la propria creatività, assume nuovi punti di vista, socializza, riflette ed è libero dai vincoli imposti dalla vita vera.

Per tutti questi motivi e per molti altri...il gioco è fondamentale nella crescita di un bambino!

Il bambino ha diritto di riposo, di tempo libero e soprattutto di dedicarsi liberamente al gioco, con attività adatte alla sua età, partecipando così alla vita culturale ed artistica.

venerdì 23 aprile 2010

Contesti dell'Animazione


I contesti di azione dell'animazione socioculturale:

  1. TURISMO centri turistici, aziende turismo, centri termali, parchi e giardini, vacanze studio
  2. CULTURA cineforum, teatro, mostre, musei, biblioteche, concerti, convegni
  3. OCCUPAZIONE inserimento nel lavoro, Informagiovani, laboratori preprofessionali
  4. ASSISTENZA centri per minori, disabili ed anziani, reparti pediatrici, comunità alloggio
  5. ASSOCIAZIONI cooperative di lavoro, di solidarietà sociale, gruppi di volontariato
  6. FORMAZIONE scuola, corsi di aggiornamento, università della terza età
  7. TEMPO LIBERO ludoteche, centri sportivi, parchi divertimento, feste private
In tutti questi contesti l'animazione utilizza strumenti di produzione e distribuzione di cultura, dei linguaggi, della comunicazione, dell'apprendimento, dell'arte per permettere il cambiamento.

Per ulteriori informazioni potete consultare il sito http://www.gruppoabele.org dove trovate informazioni sull'animazione, sui diversi contesti nei quali opera e sulla rivista Animazione Sociale, visitatelo!

Per quanto riguarda la professionalità di educatrice della prima infanzia, i contesti che ci interessano sono quelli legati alla formazione, alla cultura, al tempo libero e all'assistenza nel caso di educatrici che lavorano all'interno di reparti ospedalieri pediatrici. Tutti gli altri contesti non rimandano ad ambienti dove svolgeremo il nostro lavoro ma è comunque, secondo me interessante sapere che l'animazione agisce in diversi contesti ottenendo risultati positivi ed interessanti, inoltre ci può essere utile per percorsi di continuità tra asili nido e contesti diversificati presenti sul territorio.

giovedì 22 aprile 2010

Animazione per socializzare

L'animazione, in senso educativo, si propone di "aggregare" e "giocare" per permettere la socializzazione, attraverso la costruzione di significati sociali e culturali.

Le funzioni dell'animazione riguardano tre aree:

  • l'area dell'agio con finalità di educazione, aggregazione, orientamento, motivazione

  • l'area del rischio con finalità di prevenzione e riduzione del disagio

  • l'area del disagio con finalità di terapia, riabilitazione e azioni di cura del disagio
Da una citazione di Goguelin "La formazione/Animazione":

"Essere un vero animatore significa infondere la
vita
a un gruppo e, dopo avergli dato questa vita, aiutarlo a pensare, a
riflettere,
a dominare i propri sentimenti"



mercoledì 21 aprile 2010

Alcune definizioni di: Animazione


"Animare è un modo più che un contenuto; può essere un metodo particolare di condurre le azioni umane sviluppando espressività, creatività, autenticità"

M. Pollo, Animazione culturale. Teoria e metodo, Roma, Las 2002


"Le categorie antropologiche che sottendono l'agire dell'animazione sono relative ad atteggiamenti di tensione: verso il mondo e l'esperienza, verso la relazione interpersonale, verso l'attribuzione di significati"

J.C. Gillet, L'animation, Paris, L'Harmattan, 2004


L'animazione è una modalità di condurre l'agire educativo verso la sfera del "possibile", potenzia la crescita individuale e sociale.

L'animazione consente il superamento dell' "io conservativo" (egoismo e individualismo) per trasformare l'individuo in un soggetto complesso, plurale ossia sociale.

lunedì 19 aprile 2010

Benvenuti!!


In questo blog vi parlerò dell'animazione e del gioco nella prima infanzia, fascia d'età dai 0 ai 3 anni.

L'animazione è una pratica di trasformazione, ha una funzione educativa e di potenziamento del soggetto sia a livello individuale che a livello sociale, inoltre l'animazione caratterizza contesti formali, non formali ed informali.

Il gioco è estremamente importante nei bambini, consente lo sviluppo cognitivo, sociale ed affettivo.

Vi sono diversi tipi di gioco legati allo stadio di sviluppo del bambino e quindi alle sue capacità motorie e cognitive...scopriremo insieme le diverse fasi del gioco nella prima infanzia.